Voglio pubblicare integralmente la lettera di dimissioni di Cesare Prandelli, ex allenatore della nazionale italiana di calcio, subentrato nel corso di questa stagione a Beppe Iachini nella panchina della Fiorentina.
Sono parole amare quelle del tecnico 63enne che palesano un ‘assurdo disagio’ nei confronti di un mondo che corre a una velocità evidentemente insostenibile. Un mondo che ha sempre guardato con diffidenza al suo personale codice comportamentale, ovvero la tendenza a optare per le dimissioni come soluzione migliore per il bene della propria squadra. In Italia qualcuno che si dimette non può che risultare sospetto, specie in una Casta all’interno della quale è difficilissimo penetrare e quasi impossibile uscire (vivi). In Italia chi rinuncia ad un lauto ingaggio deve avere sicuramente qualcosa che non va, specie se questa scelta viene ripetuta più volte nel corso della carriera. Mi aspetto un nugulo di Sherlock Holmes da parte dei figli del Sistema che si metteranno, lente alla mano, alla ricerca di indizi che siano la prova provata di vigliaccheria, patologia o malafede del mister di Orzinuovi.
Come sempre controcorrente, nella vita come nel marketing sportivo, mi sento di ringraziare Cesare Prandelli e di abbracciarlo virtualmente. La sua sensazione di inadeguatezza è la mia stessa sensazione, mia e di centinaia di migliaia di appassionati che la velocità estrema di questo mondo ha allontanato da quello che era il gioco più bello del mondo.
La lettera di Cesare Prandelli
<<È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione. Nella vita di ciascuno, oltre che alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Ho intrapreso questa nuova esperienza con gioia e amore, trascinato anche dall’entusiasmo della nuova proprietà. Ed è probabilmente il troppo amore per la città, per il ricordo dei bei momenti di sport che ci ho vissuto che sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me.
La mia decisione è dettata dalla responsabilità enorme che prima di tutto ho per i calciatori e per la società, ma non ultimo per il rispetto che devo ai tifosi della Fiorentina. Chi va in campo a questo livello, ha senza dubbio un talento specifico, chi ha talento è sensibile e mai vorrei che il mio disagio fosse percepito e condizionasse le prestazioni della squadra. In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il 100%, ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro. Ringrazio Rocco Commisso e tutta la sua meravigliosa famiglia, Joe Barone e Daniele Pradè, sempre vicini a me e alla squadra, ma soprattutto ringrazio Firenze che so che sarà capace di capire. Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono.>>
Cesare Prandelli